domenica 27 settembre 2015

Omelia di Don Giuseppe Costantino Zito nella Solenne Concelebrazione Eucaristica per il I° Anniversario di Parrocato nella Chiesa Madre "San Nicola" in Lizzano


Cari fratelli e sorelle!

1. Esattamente il 2 agosto dello scorso anno, Festa del “Perdono di Assisi”, S. E. l’Arcivescovo, all’inizio di un incontro privato, mi diceva: “Ti vorrei nominare nuovo Parroco della Chiesa Madre di Lizzano”.
Si avviava così un’ulteriore svolta ministeriale non soltanto nella mia vita, ma pure nella storia di questa diletta Chiesa Matrice di Lizzano, che questa sera si raccoglie attorno all’Altare del Signore per pregare per il proprio Parroco e per domandare a Gesù, Buon Pastore, nuova effusione di grazie sopra di Lui, affinché nell’esercizio del Sacro Ministero, egli vegli sopra di Essa, La alimenti con la parola e La formi con il suo esempio (cfr. GIOVANNI PAOLO II, Pastores gregis, n. 73).
Ecco, dunque, fratelli e figli carissimi, la ragione immediata, per la quale noi ci siamo oggi qui radunati: per esprimere un ringraziamento e per implorare nuove grazie sia per la mia persona sia per tutta la nostra Comunità!
Un grazie al Signore è elevato anzitutto da me, poiché in questa Chiesa Parrocchiale Egli mi ha concesso una famiglia spirituale, nella quale essere figlio e dove, al tempo stesso, essere immagine di Lui, che è Padre.
Mi tornano alla mente i sentimenti e i pensieri, che mi animavano un anno or sono, nel momento del Rito della mia Immissione Canonica in Parrocchia. Dicevo: “Sei tu, Chiesa di Lizzano, la dimora che Dio mi dona! Sei tu la tenda, che Dio ha innalzato, perché mi sia di riparo e sostegno!”.
Per tutto questo, dopo un anno di presenza pastorale in mezzo a Voi, io oggi avverto forte il bisogno di rendere grazie al Signore Gesù insieme a tutti quanti Voi!

2. Nel mio primo discorso, miei cari, Vi confidavo di come sin dall’inizio io abbia sempre ricercato il “senso vocazionale” del nuovo mandato pastorale e di come abbia percepito indirizzato ancora una volta a me personalmente quel perentorio “seguimi”, che Gesù rivolse all’Apostolo Pietro (cfr. Gv 21,19.22).
In verità, come predicava il Card. J. H. Newman (1801-1890), «noi non siamo chiamati soltanto una volta, ma molte volte; per tutta la nostra vita Cristo ci chiama! Se tradiamo il nostro Battesimo, Egli ci chiama al pentimento; se ci sforziamo di rispondere alla chiamata, ci chiama di grazia in grazia, di santità in santità, finché noi abbiamo vita quaggiù. Abramo fu chiamato ad abbandonare la sua casa, Pietro le sue reti, Matteo il suo ufficio, Eliseo la sua fattoria, Natanaele il suo luogo appartato; siamo tutti continuamente chiamati, sempre di nuovo, da una cosa a un’altra, senza che possiamo avere un luogo di riposo, chiamati a salire verso il nostro riposo eterno; e, quando obbediamo a un comando, subito ce ne viene dato un altro! Egli – diceva ancora il Cardinale – ci chiama continuamente per salvarci continuamente, per sempre più santificarci e glorificarci. Sarebbe buona cosa capire tutto questo!».

3. Una provvidenziale coincidenza ha riservato per tutti noi i testi della Parola di Dio, che sono stati or ora proclamati (cfr. Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48).
Essi ci invitavano a non essere invidiosi o gelosi gli uni degli altri, neppure dei doni, che il Signore liberamente riversa sopra ciascuno o dei compiti – anche quelli ecclesiali! – svolti dai fratelli (cfr. Nm 11,28-29; Mc 9,38-41). Il Santo Evangelo ci ha pure esortato questa sera a non essere mai per nessuno occasione di scandalo, ma ad edificare sempre i fratelli nella fede (cfr. Mc 9,42), vigilando pure su noi stessi ed estirpando le radici di male, che sono presenti in noi! (cfr. Mc 9,43-48).
Miei cari! Il Signore stasera, in occasione di questa festa anniversaria, chiama così, ancora una volta, tutti quanti noi – Pastore e pecorelle – ad un rinnovato impegno di fedeltà evangelica e ci invita a prendere il largo verso nuove frontiere apostoliche!
È stato così per l’apostolo Pietro e sarà così anche per ciascuno di noi! Sì, o Signore Gesù: comanda che noi veniamo tutti da Te! Che veniamo tutti uniti da Te! Il “dove” e il “come” non sono importanti, neppure le mansioni o i compiti ecclesiali lo sono, se per davvero è a Te che noi veniamo! Tu ci dici soltanto “seguimi” e questo per noi tutti è grazia!

4. Per Te, Chiesa Matrice di Lizzano, in questo momento tanto singolare, vorrei avere qualche altra parola, aggiungendola a quelle, che in questo primo anno ho già cercato di dirTi!
Ti chiedo di conservarTi, con la grazia di Dio e attraverso il mio Ministero Pastorale, nella sinfonia della comunione ecclesiale e nella docilità obbediente verso il Tuo diretto Pastore, che per divina Provvidenza nell’oggi presente della Tua storia Ti regge, Ti guida e Ti santifica!
In questa prospettiva, il Parroco – io questo lo so bene! – è chiamato a far sì che tutto nella sua Parrocchia sia sinfonico nell’unità. E affinché sia
capace di ciò, non gli viene richiesto di essere un manager, un organizzatore, un uomo d’affari, un esperto in economia aziendale! La Chiesa, infatti, non è un’organizzazione, ma è la Casa di Dio, la Cui vita è la vita divina, che si fa spazio e si diffonde nella vita degli uomini!
Per questo Sant’Ignazio d’Antiochia (35-107) richiede dai Presbiteri unicamente di prendere il “tono di Dio” (cfr. Agli Efesini IV,1-2); un po’ come fa il maestro di cappella, quando ascolta la vibrazione del suo diapason per far accordare gli strumenti e le voci dei coristi.
Il servizio della comunione nella Chiesa, dunque, non può primariamente attingere a criteri di mera organizzazione o di efficienza, ma deve sempre essere ispirato dal mistero di Dio, armonia di perfetta unità e perfetta trinità!
Sostenetemi, perciò, con la carità della Vostra preghiera, perché sia davvero così il mio servizio tra Voi!
Il Signore, dunque, custodisca me e Voi all’ombra delle sue ali! Quanto a me, poi, è vero che debbo custodirVi in forza dell’ufficio, che già da un anno mi è stato affidato, ma ho bisogno anch’io di essere custodito dall’Angelo del Signore insieme con tutti Voi!
Chiedo, allora, al Signore che su questo posto preminente, che io umilmente occupo in Suo Nome, non mi faccia mai mancare la medicina del collirio, così da avere occhi capaci di guardare in basso, soprattutto nella compassione, verso chi è nel bisogno e nel dolore; di guardare in avanti per scrutare nell’orizzonte i segni della speranza; di guardare in alto per ricercare sempre il Volto di Dio!

5. Ringraziando stasera il Signore Gesù, non posso però mancare di ringraziare anche tutti quanti Voi, miei cari fratelli e sorelle! Siete per me un grande dono del Signore!
Vorrei soprattutto ringraziare quanti più da vicino, con disinteresse apostolico e con impegno competente, nel corso di questo mio primo anno mi hanno donato la propria collaborazione nei diversi uffici e nelle molteplici responsabilità pastorali.
Penso ai Catechisti, ai Responsabili dei nostri Gruppi Parrocchiali, ai tanti Laici di Azione Cattolica, ai Ministranti, al Coro, ai nostri amati Giovani. Voi siete stati “i piedi”, con i quali la nostra Chiesa Parrocchiale ha camminato in tutto quest’anno!
A me stesso e a tutti ripresento il modello dell’apostolo Paolo, il quale «accoglieva quanti venivano a lui, annunziando a tutti il Regno di Dio e insegnando loro le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento» (At 28,30-31).
In queste poche parole, che significativamente concludono l’intero libro degli Atti degli Apostoli, c’è molto degli Orientamenti Pastorali dei Vescovi Italiani per il corrente decennio.
Un pensiero, colmo di affetto e di riconoscenza, lo rivolgo a Don Pasquale, al Diacono Franco, al nostro Don Anthony, che con la loro presenza e con la testimonianza del loro servizio pastorale hanno arricchito la mia vita e quella di questa Comunità Parrocchiale.
Voglio anche raggiungere tutti quanti Voi, cari fratelli e sorelle, che siete la gran parte del popolo di Dio, presente in Parrocchia! Voglio a tutti stringere la mano, come ho fatto in tante altre occasioni, per offrirVi il conforto e la consolazione dell’amore di Gesù! Voglio incoraggiare le famiglie, benedire gli ammalati, baciare i nostri fanciulli e i ragazzi, abbracciare i nostri giovani, anche quelli lontani!
Invio pure il mio rispettoso saluto alle Autorità Civili e Militari del Paese, cui sempre mi sono sentito vicino, pur nel rispetto delle reciproche responsabilità. Con le Istituzioni, da Loro rappresentate, in più circostanze ho avuto modo di collaborare e di ricevere collaborazione in momenti lieti e anche dolorosi del nostro convivere sociale. Sono particolarmente riconoscente al Sig. Sindaco, che questa sera mi onora con la sua gradita presenza.

6. Ed ora, diletti figli e fratelli, Vi saluto tutti con le parole di San Barsanofio († 540), un anacoreta egiziano dei primi secoli dell’era cristiana: «Il Signore Vi salvi dai flutti come Pietro, Vi liberi dalla tribolazione come Paolo e gli altri Apostoli, Vi protegga da ogni male come suoi amati figli e Vi accordi ciò che il Vostro cuore desidera» (Epist. 194).
Con gratitudine al Signore per quanto in quest’anno abbiamo vissuto e ricevuto e con sicura fiducia in mezzo alle nostre necessità, ci rivolgiamo a Maria, nostra Madre Santissima. Con il Suo tenero amore di madre, Ella interceda per la nostra Parrocchia, affinché continui a crescere nella testimonianza profetica della potenza della Croce per portare gioia, speranza e forza a tutto il nostro territorio cittadino!
Prego per ognuno di Voi e Vi chiedo, per favore, di farlo anche Voi per me! Il Vostro Parroco si apre al dono dello Spirito, implora l’intercessione della Madre di Dio, di San Giuseppe, di San Nicola, di San Gaetano e di San Pasquale, Vi abbraccia tutti e, di cuore, Vi benedice!
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen!

DALLA CHIESA MADRE “SAN NICOLA”
Lizzano, 27 settembre 2015
XXVI Domenica del Tempo Ordinario 

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